Oggi San Tommaso vi parla di Altria Group
Inc. (precedentemente
Philip Morris Companies Inc.),
una delle più grandi corporazioni del mondo in settori quali gli alimenti, tabacco e bibite.
una delle più grandi corporazioni del mondo in settori quali gli alimenti, tabacco e bibite.
Altria è il
nuovo nome della holding capogruppo delle societa’ Kraft Foods, Philip Morris International e Philip Morris USA.
Il marchio Kraft Foods rimarrà ancora il nome
della seconda più importante industria alimentare al mondo; l'industria del
tabacco internazionale appartenente ad Altria Group continuerà ad essere
chiamata Philip Morris International,
e Philip Morris USA continuerà
ad essere il nome della più importante industria del tabacco negli Stati Uniti,
e molti dei suoi prodotti sono tutt'oggi commercializzati anche in Italia.
Philip
Morris International è una delle società di tabacco leader nel mondo, tanto che
attualmente controlla il 15,6% del mercato internazionale di sigarette, con
oltre 75.000 dipendenti. I suoi prodotti vengono realizzati in oltre 58
fabbriche e sono venduti in circa 160 Paesi
COMPORTAMENTI DELLA MULTINAZIONALE
Fino al 1999
la Philip Morris ha cercato di nascondere i legami tra il fumo e i danni
derivanti dal fumo "passivo", ma Ethical Consumer Research
Association comunica nel suo rapporto 1998-1999 che Philip Morris, assieme
ad altre multinazionali del tabacco, è stata condannata nel 1997 a sborsare 206
milioni di dollari per 25 anni come risarcimento per le spese sostenute dai
malati per cause legate al fumo
La
multinazionale americana è tra l’altro la maggiore responsabile dela morte di 4,2 milioni
di persone ogni anno nel mondo per malattie legate al fumo.
Il marchio Kraft
si è scorporata dal gruppo Altria a causa della cattiva immagine che Philip
Morris conserva nel mondo, avendo essa nascosto per molti anni il grado elevato
di nocività delle proprie sigarette. Questo comportamento infatti le è costato
condanne da più Tribunali e il risarcimento dei danni che molti fumatori hanno
subito. Doveroso è aggiungere che Philip Morris è responsabile di una
pubblicità aggressiva nei confronti dei giovani del Sul del mondo che sono
indotti a fumare (Fonte: Guida la consumo critico, Centro Nuovo Modello di
Sviluppo. EMI, Bologna, 2008).
Altria ha
inoltre sovvenzionato gruppi sosyenitori del fatto che il riscaldamento globale
è un mito o un fatto non economico per poter essere preso in considerazione
CONFLITTO DI INTERESSE SULLA RICERCA
Sembra ormai
provato che i potenti interessi industriali minano l’integrità della ricerca
epidemiologica sui pericoli e sui rischi ambientali.
Di estremo
rilievo è il caso riguardante il Dott.
Ragnar Rylander, professore svedese di Salute ambientale all’Università di
Gothenburg che ha lavorato per decenni come consulente a contratto per
l’industria del tabacco Philip Morris senza riferire del suo rapporto con tale
compagnia o senza dichiarare i conflitti di interessi nella sua ricerca.
Come loro
consulente, Rylander ha ricevuto una sostanziale somma di denaro per il suo
lavoro e per la sua ricerca. La legge svedese richiede ai ricercatori
accademici di riportare i loro ingaggi esterni e i loro datori di lavoro decidono
se la commissione esterna sia accettabile o comporti un conflitto di interessi.
Per
trent’anni Rylander ha tenuto segreto il suo impegno di consulente ai suoi
datori di lavoro, tra cui l’EPA svedese e due università. Allo stesso tempo
egli ha discusso tutta la sua ricerca correlata al tabacco con la Philip
Morris, ma non con le università o con il pubblico. Nel 2002 Rylander ha
dichiarato: “Non sono mai stato
consulente della Philip Morris”. Due mesi più tardi il contratto di
consulenza è stato scoperto negli Archivi della Philip Morris ed è stato reso
pubblico.
La ricerca
evidenzia che “Sebbene ci sia una
crescente sensibilità scientifica e pubblica verso la validità scientifica e le
implicazioni di salute pubblica dei lavori finanziati dall’industria del
tabacco, le prove indicano che altre industrie, come quella chimica, stanno
ancora distorcendo la ricerca epidemiologica, soprattutto nel settore del
cancro”.
I programmi
dell'industria del tabacco presentano tre lacune di rilievo:
- L'industria non spende una sola parola sui danni alla salute derivanti dal consumo di tabacco. Per contro è ormai assodato, fin dal rapporto "Reducing the Health Consequences of Smoking" dell'Ufficio sanitario degli Stati Uniti del 1964, che il fumo è devastante per la salute.
- In base a un nuovo studio di cui dà notizia l'Independent, le principali compagnie dell'industria del tabacco sono accusate di aver dato informazioni false ai consumatori sulla sicurezza degli additivi usati per la realizzazione delle sigarette. In particolare lo studio realizzato dall'Università della California rimprovera alla Philp Morris di aver "oscurato i dati relativi alla tossicità degli additivi". Incriminati sono oltre 300 additivi utilizzati per migliorare il sapore delle sigarette e dieci anni fa la Philip Morris presentò un rapporto, intitolato Project Mix, in cui si concludeva "che non ci sono prove di sostanziale tossicità" degli additivi in questione. Il rapporto, dice lo studio dell'Università della California, non presenta prove circostanziali e manca deliberamente di rivelare i pericoli connessi a tali additivi. Anzi, secondo lo studio, il ricorso a simili additivi aumentava del 20% i livelli di almeno 15 componenti crimini cancerogeni.
- L'industria non spende una sola parola per spiegare che la nicotina crea dipendenza, nonostante che non sussista ormai nessun dubbio in proposito, come ha spiegato, nel 1988, l'Ufficio sanitario degli Stati Uniti, nel rapporto "The Health Consequences of Smoking: Nicotine Addiction".
- L'industria non spende una sola parola per spiegare con quale forza la pubblicità e le sponsorizzazioni possano influenzare bambini e giovani. Infatti più del 90 percento dei bambini di sei anni degli Stati Uniti sa attribuire giustamente il fumetto di Joe Camel alla pubblicità delle sigarette. Come ogni pubblicità, anche la pubblicità delle sigarette si propone di rilanciare i consumi e acquisire nuovi acquirenti.
Nel
contempo, i fabbricanti di sigarette si contrappongono ostinatamente a tutte le
misure che, in modo verificato, tengono lontano i giovani dal consumo del
tabacco.
SCOPI POLITICI
Con i loro
cosiddetti "programmi di
prevenzione per i giovani" i produttori di sigarette cercano di
rifarsi della loro cattiva reputazione davanti all'opinione pubblica e
contemporaneamente si contrappongono a leggi efficaci, che regolino il consumo
del tabacco. Fin dall'inizio, l'industria del tabacco ha sfruttato i
"programmi di prevenzione" per i suoi fini politici.
I "programmi di prevenzione"
dovrebbero dare l'impressione che l'industria del tabacco si occupi seriamente
dell'abitudine di fumare dei giovani. Le multinazionali del tabacco vogliono
mostrarsi all'opinione pubblica come "imprenditori responsabili". Cosa
che, in qualche caso, è loro riuscita, come mostrano i seguenti esempi.
Negli Stati
Uniti, la Lorillard Tobacco Company
(per importanza, il quinto produttore di tabacco degli USA), nell'ambito
dell'iniziativa "Tobacco is Whacko
If You're A Teen" può presentare, ad es. in MTV, degli spot
pubblicitari in trasmissioni televisive, in cui normalmente un produttore di
sigarette non c'entra per niente. Molti di questi spot inducono gli adolescenti
a visitare il sito della Lorillard, dove trovano questionari da compilare e
concorsi a premi. In questo modo la Lorillard, con un pretesto a dir poco
ingannevole, continua a procurarsi informazioni di marketing su giovani che si
sentono coinvolti dagli spot pubblicitari della ditta stessa. Le domande
infatti si discostano totalmete dall’argomento tabacco in quanto focalizzano le
attenzioni su idoli giovanili, giochi preferito o luoghi di svago e vacanze.
In Polonia
la Philip Morris ha sperimentato in settanta scuole il programma "Can I do it?" e, stando a
informazioni fornite dalla compagnia stessa, essa intende, entro il 2004,
coinvolgervi più del 90 percento delle scuole ceche; l'iniziativa è inoltre
sostenuta dal Ministero dell'educazione e dall'associazione dei genitori della
Repubblica ceca. Tramite questi "programmi di prevenzione" la Philip
Morris ha potuto stringere un po' dovunque contatti con organizzazioni che
avrebbero altrimenti preso le distanze dall'industria del tabacco, come
Ministeri della salute, dell'educazione, della gioventù e dello sport ed anche
dell'ambiente o della giustizia.
Si pensi che
in Germania l'Unione delle industrie di sigarette (rappresentante marchi del
calibro di Philip Morris, British
American Tobacco e Reemtsma) nel marzo 2002 ha raggiunto un accordo con il
Ministero federale della salute per finanziare programmi per promuovere
l'abitudine a non fumare fra bambini e ragazzi.. Le industrie delle sigarette
si impegnano a versare complessivamente 11,8 milioni di euro in un periodo di
cinque anni.
Il Governo
federale con questo accordo non si è assunto nessun obbligo politico nei
confronti dell'industria del tabacco, come sottolineato da Marion Caspers-Merk,
incaricata del governo federale per il problema delle droghe, pero’ l'industria
del tabacco è riuscita in questo modo a collegarsi al Governo federale e a dare
verso l'esterno un "preciso segnale nel senso della prevenzione del
tabagismo fra bambini e ragazzi". Inoltre la Repubblica federale tedesca,
all'inizio di dicembre del 2002, nel Consiglio dei ministri dell'UE ha votato
contro la nuova direttiva sulla pubblicità e le sponsorizzazioni dei tabacchi e
ha preteso minori restrizioni per la
pubblicità del tabacco nella stampa.
Tramite i "programmi di prevenzione" le
industrie del tabacco hanno potuto stringere un po' dovunque contatti con
organizzazioni che avrebbero altrimenti preso le distanze dall'industria del
tabacco, come Ministeri della salute, dell'educazione, della gioventù e dello
sport ed anche dell'ambiente o della giustizia.
Le multinazionali
del tabacco hanno inoltre istituito "programmi
di prevenzione" per raggirare limitazioni legislative del consumo di
tabacco. Questi dovrebbero infatti diffondere l'impressione che l'industria del
tabacco stia già facendo molto per tenere i giovani lontano dal fumo. Non
sarebbero pertanto necessari, sostiene l'industria del tabacco, né divieto
della pubblicità, né aumento della tassazione sul tabacco né prescrizioni a
tutela dei non fumatori.
RESPONSABILITA'
Il Tobacco
Institute (finanziato dalle maggiori imprese statunitensi delle sigarette) nel
1991 ha illustrato, in un documento di discussione, la "strategia
piuttosto facile":
- in un primo momento l'industria delle sigarette sostiene che il motivo per cui i ragazzi cominciano a fumare non sarebbe la pubblicità, bensì l'influenza del gruppo dei coetanei.
- in un secondo momento i produttori di sigarette scaricano le responsabilità su genitori, insegnanti l'autorità in materia di sanità pubblica. Se i ragazzi non riescono a contrastare la pressione del gruppo e hanno iniziato a fumare, allora genitori e insegnanti sarebbero incapaci di tutelare i figli dall'influenza negativa dei coetanei.
Fa parte
della stessa strategia la raccomandazione del limite d'età a 18 anni, per la
vendita di tabacchi; in Svizzera, l'analoga iniziativa si chiama "Campagna
OK" e dovrebbe impedire la vendita di sigarette ai più giovani. Attraverso
un limite d'età fissato per legge, l'industria delle sigarette svia nuovamente
l'attenzione dall'influenza della pubblicità e delle promozioni. Ecco che per
il gran numero di adolescenti fumatori non dovrebbero più essere responsabili i
produttori di sigarette, bensì genitori e autorità pubbliche.
IL DANNO DEI PROGRAMMI DI PREVENZIONE
Un team di
ricercatori statunitensi ha analizzato 496 documenti interni dell'industria del
tabacco, che affrontano direttamente il tema dei "programmi di
prevenzione" giungendo alle seguenti conclusioni:
- i cosiddetti "programmi di prevenzione" delle multinazionali del tabacco non contribuiscono affatto a ridurre il consumo di tabacco. Il team di ricercatori non ha individuato una sola prova di possibile efficacia. Infatti quando l'industria parla di "successi", si tratta di asserzioni non comprovate.
- spesso questi "programmi di prevenzione" ostacolano la messa in funzione di misure preventive efficaci. Genitori e politici possono ricevere l'impressione sbagliata che le industrie delle sigarette vogliano assumersi le loro responsabilità nei confronti dei giovani e agire esse stesse contro la diffusione del fumo fra i ragazzi.
- "programmi di prevenzione" di questo tipo ottengono esattamente il risultato inverso e avvantaggiano indirettamente la promozione del tabacco. Quando la Philip Morris distribuisce una sua documentazione in quasi tutte le scuole polacche, riesce a far conoscere a tutti i bambini dell'intero Paese il suo logo e il suo simbolo. E il fumo poi, arricchito da un divieto, diventa particolarmente interessante per i ragazzi.
LA MULTINAZIONALE CONTRO I GOVERNI
Nel 2011 la Philip Morris, che si arricchisce contribuendo a far morire milioni di persone nel mondo, ha fatto causa al governo australiano in seguito
alla decisione di quest’ultimo di bandire ogni tipo di marchio
commerciale dai pacchetti di sigarette venduti nel paese a partire da
dicembre 2012.
Canberra ha definito la legge «una misura storica nella tutela della
salute pubblica», ma Philip Morris Asia non è d’accordo e ritiene anzi che la
legge abbia violato un contratto di investimento bilaterale siglato a
Hong Kong. Inoltre l’affiliata Philip Morris Ltd, attiva in Australia,
citerà in giudizio il governo per violazione delle leggi nazionali.
Philip Morris è convinta che togliere il marchio dai pacchetti di
sigarette farà diminuire i profitti e agevolerà l’ingresso nel mercato
di marchi contraffatti. «Il governo ha approvato questa legge pur non
potendo dimostrare che servirà a far calare i consumi di sigarette», ha
affermato una portavoce del gigante del tabacco. «E ha intenzionalmente
ignorato le diffuse preoccupazioni legali che hanno accompagnato la
genesi di questa legge». Per questo Philip Morris chiede la sospensione
della norma, o in alternativa un risarcimento di miliardi di dollari.
In base alle nuove norme, sui pacchetti di sigarette dovranno essere
scritti il marchio e il nome del prodotto in caratteri uguali per tutti e
in un colore standard. Inoltre verranno raffigurate immagini crude di
malattie provocate dal fumo. Il ministro della Sanità australiano,
signora Nicola Roxon, ha sottolineato che «mentre le aziende del tabacco
cercano di tutelare i loro guadagni noi cerchiamo di tutelare vite
umane». «I pacchetti sono uno degli ultimi strumenti di marketing con
cui le aziende reclutano nuovi consumatori per i loro mortiferi
prodotti», ha aggiunto il ministro, «In futuro però i pacchetti
serviranno solo per ricordare i devastanti effetti del fumo sulla
salute».
LE CAVIE DELLA NICOTINA
La cavia piu famosa in questo senso risulta essere il
chitarrista Slash (nato in Inghilterra nel 1965) proveniente da una famiglia a
dir poco benestante: furono il padre (disegnatore grafico per album, fra
l'altro, di Neil Young e Joni Mitchell) e la madre (disegnatrice di
vestiti e arredi per scenografie cinematografiche) a portarlo a Los Angeles
dove, non ancora maggiorenne, abbandonò la famiglia dandosi al vagabondaggio e
al teppismo (per sopravvivere fece anche da uomo-test per la Philip Morris:
doveva fumare tre pacchetti di sigarette al giorno per poi sottoporsi a vari
esami, e con quello che gli davano si comprava da mangiare e il poco di resto).
Ma come per tutte le Multinazionali che si rispettano, anche la Philip Morris usa animali per provare la non dannosita' della nicotina.
Infatti si registra un boicottaggio promosso dall'Unione Britannica per l'abolizione della vivisezione: si accusa la Philip Morris, insieme ad altre grandi compagnie del tabacco, di testare la nicotina (o nuovi tipi di sigarette) su galli, cani, scimmie e animali in genere, al fine di dimostrare che il fumo non è dannoso come diciarato.
Ma come per tutte le Multinazionali che si rispettano, anche la Philip Morris usa animali per provare la non dannosita' della nicotina.
Infatti si registra un boicottaggio promosso dall'Unione Britannica per l'abolizione della vivisezione: si accusa la Philip Morris, insieme ad altre grandi compagnie del tabacco, di testare la nicotina (o nuovi tipi di sigarette) su galli, cani, scimmie e animali in genere, al fine di dimostrare che il fumo non è dannoso come diciarato.
Il benzopirene iniettato sotto la pelle di cavie in dosi
superiori a quelle contenute in una sigaretta, come spesso avviene, provoca tumori dopo 14 settimane nella
metà degli animali, e "ammala" il 98% del totale in circa 6 mesi.
Si denuncia il fatto che alcuni polli esposti al fumo passivo hanno sviluppato, a
causa del benzopirene, delle placche aterosclerotiche, lungo le loro arterie, simili a
quelle umane. Nicotina e monossido di carbonio producono gli stessi effetti.
E' doveroso aggiungere che anche la Kraft, come sappiamo facente parte della stessa holding della Philip Morris, è stata criticata per aver fatto
dei test su gatti per studiare un tipo di caffè non nocivo allo stomanco.
FONTE 1
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FONTE 3
FONTE 4
FONTE 5
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