Sull’orlo di un conflitto globale 0

Nico | 02:01 | , , , , , ,




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La situazione nel Golfo Persico si sta arroventando. Nonostante l’avvertimento da parte dell’Iran, gli USA hanno dichiarato di intendere continuare a rafforzare il raggruppamento di portaerei nella regione. Gli esperti dicono che le Parti solo si sono scambiate le minacce e si sono già trovate sull’orlo dello scoppio di reali azioni militari.

Oggi si sono concluse le esercitazioni militari dell’Iran “Velajati-90” nella zona dello Stretto di Hormuz interessato dal 40 % del trasporto marittimo del petrolio verso l’Europa  e gli USA. I militari iraniani hanno minacciato di bloccare lo Stretto. Gli Usa hanno reagito subito: nella zona delle esercitazioni è stato introdotto un raggruppamento d’attacco con alla testa la portaerei John C. Stennis.

In risposta il Comandante Supremo in Capo l’Aatollah Salehi  ha minacciato di guai gli USA  se il raggruppamento navale sarà ingrandito, e ha dichiarato che il suo Paese è pronto a far fronte a tutte le minacce e dispone di tutto il necessario a questo scopo. Gli Usa hanno risposto che continueranno l’operazione finalizzata a garantire la sicurezza e la stabilità nella regione. Per il momento le azioni delle Parti ricordano di più una dimostrazione di muscoli  poiché in realtà nessuna delle Parti ha bisogno di guerra,- dice l’orientalista russo Boris Dolgov:

L’Iran non ha bisogno di conflitto con gli USA poiché  non possiede una forza sufficiente per far fronte agli USA che per di più hanno alleati forti – lo stesso Israele. Quanto agli Usa, nella loro attuale amministrazione c’è un lobby filoisraeliano ma anche un lobby che di un altro tipo che rappresenta gli interessi delle persone che non vogliono lo scatenarsi di un conflitto militare con l’Iran. Qui tutto dipende dalle decision concrete dei dirigenti politici.

Le autorità statunitensi sono convinte che l’Iran si è deciso a dimostrare i muscoli militari sotto l’effetto di dure sanzioni internazionali. Il capo del Servizio stampa del Dipartimento di Stato americano Victoria Nuland ha dichiarato a tale proposito che i vertici iraniani stanno provocando un conflitto nell’arena internazionale per distogliere l’attenzione dei cittadini dai problemi economici interni. È un’ipotesi abbastanza audace: per il momento l’Iran è riuscito a far fronte alle sanzioni  ma sta tentando di prevenirne l’intensificazione,-  ritiene Boris Dolgov:

Se sarà introdotto un embargo sull’importazione del petrolio dall’Iran – e proprio in ciò consiste l’attuale minaccia dell’Occidente,-   le sanzioni avranno un effetto doloroso sull’economia iraniana. Mentre l’importazione c’è l’Iran ottiene valuta ed mezzi finanziari assai grandi e, quindi, è in grado di far fronte alle sanzioni di altro tipo.

L’attuale situazione è pericolosa per il fatto che in caso di avvio di una campagna militare, sia pure ridotta,  nel Golfo Persico, in pochi giorni il conflitto può assumere un carattere globale. Vi saranno coinvolti tutti i paesi della regione. Non sarà affatto una guerra di tutti contro l’Iran. Anche esso ha i suoi alleati,- ritiene Lidia Kulaghina,collaboratrice scientifica superiore dell’Istituto di Orientalistica presso l’Accademia delle Scienze Russa:

Le potenze regionali, naturalmente, sono contro tutte le azioni militari nella regione. Poiché tutte le azioni militari, sia pure parziali, anche le operazioni con l’impiego di aerei, provocherebbero attacchi di ritorsione da parte dell’Iran. In riferimento ai paesi del Golfo Persico, essi hanno un atteggiamento più negativo verso l’Iran. I motivi sono diversi: innanzitutto è il problema degli sciiti. Poi è la politica nculeare dell’Iran che suscita la reazione negativa. Ma alcuni paesi, tra cui la Turchia o il Libano, in caso di scoppio di una guerra non saranno nemici dell’Iran. Anzi questi paesi provvederanno a sostenerlo!

L’alleato principale dell’Iran è la Siria. All’Occidente non garbano i regimi politici di entrambi i paesi. L’obiettivo tacito di tutte le azioni degli USA  nel Medio Oriente rimane quello di rimuovere Mahmud Ahmadinijad  e Bashar Assad. A ragion del vero si deve dire che per il momento Washington non riesce realizzare lo “scenario libico” in nessuno di questi paesi. Lo si deve, in larga misura, al fatto che l’ONU ed altri grandi partner internazionali come la Russia e la Cina continuano ad opporsi a tutte le azioni militari contro l’Iran e la Siria. Per esempio, la Cina ha già condannato il fatto che Baraq Obama ha firmato un progetto legge su nuove sanzioni economiche contro l’Iran. La Russia continua ad insistere sulla soluzione diplomatica dei problemi.







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