L'ECONOMIA NEL 2012. CRISI ANNUNCIATA 0

Nico | 15:02 | , , , , ,


Anno nuovo, vita nuova..... questo narra un detto vecchio come il mondo!!! Ma c'è da stare allegri??? A sentire gli esperti non molto.
Non del tutto rosee sono infatti le previsioni riguardanti l'economia, previsioni che vanno a delineare una situazione critica in tutto il globo, Asia compresa, e che danno ben poche speranze ai mercati internazionali.
Ecco perchè SanTommaso ci ha messo il naso ancora una volta, cercando di illustrarvi il futuro che, ahimè, ci aspetta..... 


LA SITUAZIONE IN EUROPA

Le nuvole si addensano sopra il Vecchio Continente: a dispetto dell'accordo verso una maggiore integrazione fiscale, la crisi del debito entra nel suo terzo anno e ancora monopolizzerà i titoli nel 2012. 

C'è grande preoccupazione che i leader stiano facendo troppo poco per stimolare la crescita, con Paesi del calibro di Spagna e Italia destinati a una recessione lunga e dolorosa.

Infatti sembra che, secondo gli analisti della Reuters , molte delle più importanti economie sviluppate del mondo si stiano dirigendo verso la recessione e i mercati azionari mondiali sembrano destinati a recuperare solo una frazione delle loro pesanti perdite del 2011.

L'Europa, tra l’altro, deve affrontare un altro durissimo anno dopo i pessimi risultati economici nel 2011, anno che peserà sulla crescita futura a livello mondiale, ma si spera che i mercati emergenti, assieme gli Stati Uniti, possano muovere nella giusta direzione.

Secondo gli economisti l'area euro continua ad essere una fonte di instabilità economica e finanziaria per il resto del mondo e potremmo essere di fronte a un declino più stabile e duraturo della capacità di crescita nelle economie sviluppate.

E importante sottolineare che l'economia mondiale sta ancora crescendo. ‘’Ma nel 2012 ci saranno due mondi diversi", ha detto Gerard Lyons, capo economista alla Standard Chartered Bank: "Nel 2012 l'Europa trascinerà il mondo verso il basso nella prima metà dell'anno, e la Cina lo trascinerà verso l'alto nella seconda metà dell'anno".

Il nuovo ministro dell'Economia spagnolo Luis de Guindos ha spiegato che il Paese scivolerà in recessione all'inizio del prossimo anno con il trimestre in corso e il primo del 2012, che stanno registrando una crescita negativa. De Guindos ha detto lunedì si aspetta che l'economia spagnola, la quarta più grande della zona euro, registri una contrazione del 0,2-0,3% negli ultimi tre mesi del 2011 e nel primo trimestre del prossimo anno. La Spagna aveva iniziato ad emergere da due anni di recessione l'anno scorso quando aveva registrato due trimestri successivi di crescita nel 2011 prima di postare crescita zero nel terzo periodo. De Guindos si è insediato la scorsa settimana come parte del nuovo governo conservatore Partito Popolare. Giovedì scorso ha detto che era fiducioso che il paese sarebbe emerso dalla sua grave crisi economica.

Qualunque sia il futuro della zona euro, gli effetti della crisi del debito sono già stati avvertiti in tutto il mondo. L'Unione europea è il principale mercato delle esportazioni cinesi, e i dati di produzione  mostrano una diminuzione dei livelli di nuovi ordini esteri.

E un sondaggio effettuato a novembre interpellando 20 economisti e politici, ex accademici di noti istituti di ricerca, indica che 14 di loro non si aspettano che la zona euro sopravviva nella sua forma attuale.


ASIA ED ECONOMIE EMERGENTI

Il Partito Comunista Cinese sta scommettendo che i colpi al freno dati nel corso di questo anno siano stati sufficienti solo per limitare la bolla immobiliare e per evitare che l’inflazione arrivasse a livelli di pericolo, ma non abbastanza per allontanare l’economia da un duro atterraggio.

L'economia cinese sta crescendo a ritmo più debole dal 2009. Gli economisti interpellati da Reuters sostengono che la Banca popolare cinese si asterrà da politiche più aggressive e la crescita scenderà bruscamente al di sotto dell'8 per cento.

La più grande speranza è che possa essere mantenuta una crescita moderata per garantire un passaggio di potere ordinato nell’ottobre del 2012, quando, per la prima volta da un decennio, una nuova generazione di dirigenti salirà in carica alla nazione forte di 1,3 miliardi di persone.

Il favorito per la carica di Segretario Generale sembra essere il misterioso Xi Jinping, il piu’ rosso dei rossi. La Cina ha il potere fiscale, se ce ne fosse bisogno, di puntellare la crescita se il ribasso dovesse essere più duro di quanto atteso, anche se l’ FMI ha verificato che i debiti non pagati sono incrementati fino a quasi il 100% del PIL negli ultimi cinque anni, circa il doppio dell’intensità della bolla creditizia in Giappone prima dello scoppio della bolla Nikkei o negli Stati Uniti prima dello scoppio della bolla dei subprime.

Si tratta quindi di una minaccia alla stabilita’ sociale, in quanto al momento i cinesi più poveri non possono più permettersi di comprare o affittare una casa. Il governo si sta affrettando per approvare piani di edificazione per 36 milioni di abitazioni per le famiglie a basso reddito al costo di 850 miliardi di dollari, ma non è ancora chiaro da dove possano venire i soldi.

È in dubbio se il sistema bancario sia ancora in grado di spingere in alto l’economia con facilità come accadeva in passato. Fitch Ratings avverte che c’è già stato un "massiccio aumento del leverage", che ha eroso la capacità degli istituti di credito di generare una crescita economica genuina espandendo ancora il credito.

Gran parte dei capitali hanno già lasciato il paese. Le riserve estere cinesi da 3,2 trilioni di dollari hanno iniziato a ridursi. Si puo’ quindi dedurre, a detta di molti, che il modello di crescita cinese abbia raggiunto il suo limite, modello legato a doppio filo alle esportazioni.

Il duro compito cinese dunque è quello di liberare i consumi, e ciò richiede a sua volta una rivoluzione culturale. Non è successo molto su questo fronte nel 2011. Forse il 2012 ci mostrerà un barlume di miglioramento.

A compensare questo scenario dovrebbero intervenire i risultati delle principali economie dei mercati emergenti, come ad esempio il Brasile, che dovrebbe crescere nel 2012.

Anche l'India è stata colpita da un rallentamento pronunciato della crescita e gli economisti interpellati da Reuters suggeriscono alla sua banca centrale di allentare la politica monetaria entro la metà del 2012, nonostante l'inflazione ostinatamente alta. Potrebbe essere in un anno difficile.

Chiudiamo la panoramica con il Giappone, dove gli economisti hanno abbassato le previsioni di crescita e ci si aspetta un'espansione dell'1,8 per cento. Il paese del sol levante dunque dovrebbe riuscire ad evitare una imminente recessione, ma c'è poca speranza che emergerà dalla deflazione nel breve periodo.

 
SONDAGGI 

Un nuovo sondaggio mondiale di fine anno conferma il trend negativo delle speranze dei cittadini sulla situazione economica nel 2012.

L'indagine è stata condotta da WIN-Gallup International, di cui Doxa è il partner per l'Italia, come riferisce un comunicato della stessa Doxa.
Dal barometro emerge che il 30% della popolazione mondiale pensa che il 2012 sarà un anno di maggiore prosperità economica rispetto al 2011, mentre il 34% si aspetta un anno di maggior difficoltà. 

Il 27% prevede una situazione invariata e l'8% non ha fornito alcuna risposta.
Il primato del pessimismo per la situazione economica è detenuto dall'Europa, seguito dal Nord 
America. La situazione più negativa è stata rilevata in Francia, dove l'indice "Net Hope" (la "speranza netta", ossia la differenza tra gli ottimisti e i pessimisti) è pari a -80%.
Secondo i dati Doxa, in Italia ci sono 4% di ottimisti e 34% di pessimisti, con un saldo quindi del -30%. 

Va però sottolineato che l'indice "Net Hope" rilevato per l'Italia a fine 2010 era del 35%, quindi migliora di 5 punti e si colloca tra i meno negativi in Europa.
Qaunto ai giovani, i dati mostrano dei tratti comuni in tutto il mondo: sotto i 30 anni, a livello mondiale, l'indice "Net Hope" è pari a +9%, mentre scende a -5% fra i 30 e i 50 anni, a -19% fra i 51 e i 65 e -32% oltre i 65 anni.
La top 10 degli ottimisti include 4 paesi asiatici (Azerbaijan, Turchia, Pakistan e Iraq), 2 paesi africani (Camerun e Nigeria), uno dell'America Latina (Colombia) e 3 europei (Islanda, Romania e Macedonia).
La top 10 dei pessimisti annovera invece 9 paesi europei (Austria, Belgio, Svezia, Germania, Bosnia, Danimarca, Svizzera, Finlandia e Russia) e un solo paese dell'America Latina (Perù).




Articolo redatto con l'aiuto delle seguenti fonti      1   2   3   4

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