E' stato condannato a due anni di carcere il blogger Maikel Nabil con una riduzione della pena di un anno rispetto alla sentenza emessa l'11 aprile 2011.
Pur essendo un civile, Nabil è stato processato assieme ad altre 12.000 persone da un tribunale militare a porte chiuse, procedura comune dopo la caduta di Mubarak.
Il capo d'accusa riguarda la pubblicazione di notizie false e insulti verso l'esercito tramite la sua pagina Facebook ''No al servizio militare obbligatorio''. Arrestato piu volte, il blogger dal carcere continuo' a pubblicare nel suo sito tramite note scritte a mano e lasciate agli avvocati, poi destinati alla pubblicazione.
Ovvie rivolte da parte ci cybernauti e cittadini che rifiutano di rinunciare alle proprie liberta' di pensiero platealmente minacciate dalla SCAF. Diverse organizzazioni di difesa dei diritti umani difendono a spada tratta Nabil e al loro fianco sli Stati Uniti stanno premendo su un rilascio, posizione alquanto ambigua in quanto gli stessi americani continuano a fornire aiuto incondizionato ai leaders militari SCAF, anche se sono consapevoli che essi cerchino di limitare i diritti dei cittadini
Il padre del blogger si sfoga cosi: ''Mio figlio è stato condannato perché ha detto la verità su quello che
accadde in piazza Tahrir nella rivoluzione dei primi mesi del 2011. Gli
egiziani stanno vivendo la loro esperienza di ingiustizia e di ineguaglianza ai massimi livelli, controllati da
forze armate che dicono una cosa e ne fanno un’altra”.
Maikel Nabil, quando informare è reato | 0 |
Ma dopotutto Maikel è determinato a portare avanti la sua
protesta e ha detto a suo fratello, poco dopo il verdetto: “Non sono
migliore di chi è morto o di chi ha perso la vista”.
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