CHIQUITA: BANANE, SANGUE E TERRORISMO 0

Nico | 06:33 | , , , , , ,

Corre l'anno 1885 quando Lorenzo Dow Baker e Andrew Preston fondano la Boston Fruit Company che, nel 1899, andra' ad incorporare la compagnia ferroviaria di Minor C. Keith per dare vita alla United Fruit Company. La società, nel 1970, assume il nome Chiquita Brands International Inc. per cambiarlo di nuovo nel 1990 diventando Chiquita Brands International.
La Chiquita Brands International Inc. è una compagnia statunitense leader nella produzione e commercializzazione di banane e altri prodotti alimentari freschi di alta qualità con i marchi Chiquita e Fresh Express.


CHIQUITA: BANANE, SANGUE E TERRORISMO

 
Non finisce di cadere la pioggia di accuse ai danni della multinazionale dal bollino blu. Dopo essere stata riconosciuta colpevole di aver finanziato gruppi terroristici di estrema destra dal 1997 al 2004, pagando circa 1 milione e 700 mila dollari.
L'azienda stessa ha confermato tale pagamento al fine di salvaguardare i lavoratori dell'azienda da furti e rapine: ma i parenti delle vittime hanno chiesto risarcimenti milionari (almeno 144 sono le vittime accertate) pari a circa 1 miliardo di dollari per gli omicidi commessi dalle squadre AUC (Autodefensas Unidas de Colombia) nelle zone di Uraba' e Magdalena (fonte reuters), che accusano la Chiquita stessa di partecipazione diretta ai fatti.Questa domanda di risarcimento inoltrata ad una corte statunitense da un gruppo di avvocati in rappresentanza dei familiari delle vittime di questi anni cita testualmente: “gli accusati (Chiquita e dieci suoi dipendenti) contrattarono, armarono e/o diressero gruppi terroristici che utilizzarono estrema violenza, morte, tortura e detenzioni illegali di individui che interferivano con le operazioni della multinazionale in Colombia” (fonte El Tiempo).
La notizie è sconvolgente ed in pratica smentisce la linea difensiva di Chiquita, da sempre dichiaratasi lei stessa vittima dei gruppi paramilitari e costretta a pagare il “pizzo” esclusivamente per ricevere protezione delle vite dei lavoratori.
I pagamenti effettuati dalla Multinazionale infrangono le severe leggi nordamericane sul finanziamento di gruppi terroristici, irrigidite dopo l’attacco alle Torri Gemelle nel 2001. I dirigenti della Chiquita hanno ammesso che fino al 2001 il pizzo veniva sborsato sotto forma di donazione alla Fondazione Convivir, organizzazione creata dal capo storico delle Auc, Carlos Castaño, per finanziare le attività militari del gruppo.
A partire dall’11 settembre il governo statunitense ha inserito la AUC nella lista delle organizzazioni terroriste e questo cambiamento legislativo ha obbligato, si crede, la multinazionale a proseguire i pagamenti in modo nascosto.
Ma in cosa consisteva la “protezione” pagata a così caro prezzo? Secondo il sindacato dei lavoratori del settore anche nel periodo del pagamento non sono mai cessati omicidi e violenze nei confronti dei contadini e soprattutto di sindacalisti. Semmai, afferma il sindacato, il pagamento alle Auc prevedeva, oltre alla protezione delle installazioni, anche l’eliminazione fisica di quei sindacalisti che protestavano troppo. Nella zona dell’Uraba, infatti, a partire dal 1994 sarebbero stati uccisi più di seicento affiliati e simpatizzanti del sindacato.
Ma andiamo avanti. Il 28 giugno 2009 un commando di militari golpisti fece prigioniero il legittimo presidente hondureño Zelaya. Assaltarono la sua residenza a colpi di mitra, lo sequestrarono, e lo portarono alla base militare militare USA di Palmerola.
Si tratta di un colpo di Stato, militar-imprenditoriale, pianificato dalla IV Flotta degli Stati Uniti, che fa ripiombare l'Honduras nelle tenebre delle dittature militari del suo passato. Tutti gli organismi internazionali del continente americano, dell'ONU, dell'Unione Europea, ecc. hanno condannato il colpo di Stato, esigendo il ritorno di Zelaya alla Presidenza della Repubblica, nel rispetto della volontà degli elettori honduregni.
Dopo due mesi, i golpisti sono ancora al potere e Zelaya è fuori dal paese. Nonostante l’unanime condanna della "comunità internazionale".
Per porre fine al sopruso e ricacciare i gorilla (come vengono definiti in America Latina i golpisti) nelle gabbie, è necessaria la pressione dell'opinione pubblica. La diplomazia ha fatto fiasco, ci vuole l'intervento attivo della società civile internazionale e dei consumatori. Per questo, è stata lanciata la Campagna Mondiale di Boicottaggio alla Chiquita, una delle imprese maggiormente contrarie al governo di Zelaya e, di conseguenza, sostenitrici del golpe.



LINEA DIFENSIVA DELLA CHIQUITA





Sino ad oggi tutti i tentativi di giustificazione della Chiquita facevano infatti riferimento alla gravità della situazione colombiana degli ultimi decenni, una realtà in cui veniva meno il ruolo delle istituzioni e in cui le autorità governative non erano in grado di garantire sicurezza e protezione. In questo contesto, l’azienda teneva a precisare la propria condotta, dichiarandosi, da sempre, costretta ad effettuare pagamenti , il cui unico scopo era proprio quello di proteggere le vite dei lavoratori oltre a proteggere la proprietà.

Da documenti ufficiali del dipartimento di giustizia statunitense emerge tutt’altro. La Chiquita Brands International è stata infatti condannata a pagare una multa pari a 25milioni di dollari, in seguita ad un patteggiamento, in quanto colpevole di aver effettuato più di 100 pagamenti dal 1997 al febbraio 2004 alle AUC (Autodefensas Unidas de Colombia) per un ammontare complessivo di più di 1,7 milioni di dollari. La condanna però punisce solo i pagamenti effettuati a partire dal 10 settembre 2001, giorno in cui il governo degli Stati Uniti d’America includono questo gruppo paramilitare all’interno delle organizzazioni cosiddette FTO (Foreign Terrorist Organization, organizzazioni terroristiche straniere). Questa designazione per le AUC in pratica rende i finanziamenti di Chiquita un crimine federale per il governo degli Stati Uniti Americani e fa si che la stessa Chiquita arrivi all’ammissione del finanziamento di un gruppo terroristico nell’aprile 2003, ammissione che permette l’inizio delle indagini da parte della giustizia USA.
L’ammissione e la collaborazione di Chiquita è sicuramente ammirevole ma non trovano però giustificazione alcuni successivi comportamenti della multinazionale. Dalla sentenza si legge chiaramente che “il finanziamento di organizzazioni terroristiche non possono mai considerarsi come costi per business”, come Chiquita invece aveva cercato di fare, registrando i pagamenti periodici come spese per la sicurezza della multinazionale. Chiquita in cambio di questi finanziamenti non ha infatti mai ricevuto nessun servizio legato alla sicurezza. Ma da approfondire c’è poi un ulteriore aspetto, Chiquita comincia a finanziare le AUC nel 1997, dopo un incontro tra un senior executive di Banadex, azienda controllata dalla multinazionale, e Carlos Castaño, leader delle AUC. Già nel 2000 però gli executives di Chiquita erano pienamente a conoscenza dei pagamenti e soprattutto erano a conoscenza del fatto che le AUC fossero una violenta organizzazione paramilitare. Nonostante questo però i pagamenti furono comunque approvati da un senior executive e l’alto direttivo era perfettamente consapevole.
Ulteriori dubbi sulla condotta “poco limpida” di Chiquita emergono anche successivamente, sempre dalla condanna emerge infatti che già nel febbraio 2003 alcuni consulenti legali esterni intimavano alla multinazionale l’obbligo di fermare assolutamente i finanziamenti alle AUC, visto che andavano completamente contro le leggi anti-terrorismo Usa. Nonostante questo però la Chiquita continua a finanziare le AUC, anche se poi arriva ad aprile 2003 ad autodenunciarsi al dipartimento di giustizia degli Stati Uniti d’America.
Chiaramente anche il dipartimento di giustizia intima di fermare i pagamenti che, nonostante l’autodenuncia invece Chiquita continua ad effettuare sino al febbraio 2004 (ossia per quasi un anno), data in cui Chiquita vende Banadex ad un compratore colombiano ed arriva dunque a lasciare il paese. I pagamenti effettuati dopo l’autodenuncia sono 20 pari a 300.000 dollari, una cifra molto considerevole.



 I DUBBI SULLA LINEA DIFENSIVA DI CHIQUITA
 

bananerosChiquita in prima istanza giustifica i pagamenti alle AUC, gruppo paramilitare di estrema destra, con il fatto che altri pagamenti sarebbe stati effettuati anche a gruppi di estrema sinistra come FARC. Le affermazioni degli avvocati difensori di Chiquita però non trovano assolutamente nessun riscontro, visto che dai documenti ufficiali del Department of Justice statunitense non si evince mai di eventuali pagamenti effettuati ad altri gruppi all’infuori delle AUC. Questo rimane perciò un punto oscuro della vicenda, sarebbe infatti interessantissimo da parte di Chiquita dimostrare questi evenuali pagamenti, e farne emergere tutti i dettagli. Ad esempio: quando sono stati effettuati? per quanto tempo? in cambio di quale servizio?

Ma la compagnia non ha portato prove di questi eventuali pagamenti, che per di più risultano veramente difficili da inquadrare storicamente visto che le regioni in cui Chiquita operava, ossia Urabá e Magdalena, non sono mai state controllate da fazioni terroristiche di sinistra, né Farc né ELN. Spero si intenda chiaramente che queste domande non mirano a giustificare il terrorismo di estrema sinistra, ma tendono esclusivamente a voler fare chiarezza su questi ipotetici pagamenti, per adesso né certificati né puniti.
Sebbene poi sia da considerare lodevole l’autodenuncia e l’ammissione di colpa che Chiquita fa, non si riesce però bene a capire i motivi che portano la stessa multinazionale a continuare nei pagamenti dei “paras” colombiani dall’aprile 2003 all’aprile 2004, quando era chiaro a tutto il Mondo che le AUC erano responsabili di molti dei maggiori massacri del conflitto civile colombiano.
Con la richiesta di indennizzo viene meno però anche la giustificazione dei pagamenti fatti, a detta della compagnia bananiera, sotto minaccia e in cambio di protezione.
Sicuramente questa è un accusa pesantissima per la multinazionale e le prime dichiarazioni di Mike Mitchell, portavoce dell’azienda non sembrano soddisfacenti, visto che rinnovano solo il concetto che i pagamenti furono effettuati a forza e che il “pizzo” era pagato a protezione dei lavoratori. Mitchell continua poi ad insistere sul fatto che i pagamenti venivano fatti anche alle Farc, quasi questa fosse un giustificazione e non un ulteriore aggravante.

Può Chiquita quindi affermare di non essere stata a conoscenza di questi fatti? Sembra strano, considerando che anche fonti ufficiali USA già a fine anni ’90 vedevano le AUC coinvolte con l’uccisione di migliaia di contadini colombiani, la cui unica colpa era quella di essere sospettati di essere legati a gruppi di sinistra. Senza dimenticare poi il coinvolgimento delle AUC ad altri tipi di crimini come la tortura, il sequestro di persona, le violenze sessuali, l’estorsione ed il traffico di droga.



NEMAGON


Un altro tema delicatissimo di cui la multinazionale statunitense dovrebbe rispondere e chiarire la sua posizione è quello del Nemagón, pesticida micidiale già proibito a livello internazionale dagli anni ’70. Nonostante ciò però questo potentissimo pesticida veniva abitualmente utilizzato dalla Chiquita, ma anche da altre imprese bananiere, nelle piantagioni, in particolare in Nicaragua e Centro America, contribuendo in questo modo non solo all’inquinamento ambientale, ma soprattutto violando i diritti umani e la salute dei lavoratori delle piantagioni. Solo per il Nicaragua si parla negli anni di 110'000 persone affettate dall’uso del Nemagón e di migliaia di morti. Gli effetti dell’esposizione a questo farmaco sono notevoli (vedi foto) e tutte gravissime, si va dalla perdita della vista alla sterilità, dal cancro alle emicranie, dal provocare difetti ai neonati all’incremento delle possibilità di aborti spontanei.
Ma il tema dell’utilizzo dei pesticidi non si limita solo al Nemagón, nel 2002 infatti Human Rights Watch allertava sull’abuso dei diritti umani dei lavoratori da parte delle multinazionali bananiere, tra cui citava anche Chiquita. Oltre al Nemagón si citava anche un altro pesticida, il Fumazone. 

L’uso di questi due pesticidi continuò nel tempo anche dopo il 1977, anno in cui gli “US Environmental Protection Agency” ne avevano vietato l’uso. Nonostante questo si susseguirono nel tempo i casi di utilizzo di questi pesticidi tossici, e lo dimostrano le cause intraprese ai danni delle multinazionali bananiere non solo in Nicaragua ma anche in Costarica dove nel 2004 i lavoratori delle piantagioni di banane denunciarono ad un tribunale di Los Angeles Chiquita e altre 3 multinazionali per il reiterato utilizzo e l’esposizione dei lavoratori sia al Nemagón che al Fumazone.
Nel dicembre del 2002 una causa da 250 milioni di dollari è stata conclusa con successo contro Dow Chemical, Shell Oil e Dole per gli effetti tossici del pesticida chimico Nemagon. Nonostante sia stato vietato negli Stati Uniti nel 1977 per motivi di salute, il Nemagon ha continuato a essere usato nei bananeti dei tropici, in certi casi fino al 1990, causando difetti nei bambini, danni a reni, al fegato e sterilità fra i lavoratori.


 





FONTE 1 
FONTE 2 
FONTE 3
FONTE 4

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