Un ragazzo di 16 anni, affetto da una malattia genetica che negli anni
lo aveva reso sordo, è tornato a sentire grazie ad un impianto cocleare
dell’ultima generazione, posizionato nel corso di un intervento
realizzato all’ospedale all’Angelo, che si apre così alla microchirugia
dell’orecchio più innovativa
Un ragazzo di 16 anni, affetto da una malattia genetica che negli anni lo aveva reso del tutto sordo, è tornato a sentire grazie ad un impianto cocleare dell’ultima generazione, posizionato nel corso di un intervento realizzato all’ospedale all’Angelo, che si apre così alla microchirugia dell’orecchio più innovativa.
A due mesi di distanza dall’operazione la notizia del successo. Un’opportunità di vita piena, ma in quante potranno giovarsene dipende dalla Regione, che deve decidere se e come finanziare gli interventi, caso per caso. Al momento, infatti, ogni singolo impianto costa 30 mila euro.
«Ma è chiaro che con la loro diffusione, i costi diminuiranno – commenta fiducioso il dottor Sandro Bordin, primario di Otorinolaringoiatria dell’ospedale di Venezia e coordinatore delle attività multidisciplicinari delle Unità operative del Civile e dell’Angelo – Quest’intervento è stato un successo: questo giovane paziente era stato reso sordo da una malattia ereditaria e ora non solo può percepire la voce, ma anche ascoltare la musica e parlare al telefono. E’ importante che si sappia che “l’America” in fatto di sanità, è qui a casa nostra».
Gli impianti cocleari sono noti da tempo, ma la novità è l’utilizzo - anche all’Angelo - di una nuova tecnologia dotata di elettrodi stimolatori, sottili come un capello.
«La tecnica chirurgica deve essere molto raffinata per inserire l’elettrodo nella chiocciola, senza danneggiare le strutture cellulari delicatissime che vi sono contenute – prosegue Bordin, specialista in microchirurgia dell’orecchio – ma questo microcomputer è assolutamente innovativo perché riesce a tradurre il segnale acustico in un impulso elettrico fisiologico, percepito dal nervo acustico e dal cervello come fosse la coclea stessa ad inviarlo. Una capacità di autoregolazione che evita così i lunghi periodi di riabilitazione ai quali erano obbligati sinora i pazienti: servivano mesi di estenuanti sedute per “imparare” a sentire. Con il nuovo impianto il cervello non effettua alcuno sforzo per riconoscere i suoni, ottenendo risultati molto soddisfacenti in poche settimane».Sono 8-10 le persone sorde che ogni anno in Veneto richiedono un impianto elettronico.
«Ma sono molte di più i pazienti con sordità parziali che se ne potrebbero giovare – commenta Bordin – Tra qualche anno sarà anche risolto il problema della ricarica delle pile, che oggi obbliga al mantenimento di un dispositivo esterno, destinato a scomparire».Gli interventi sono sviluppati dalle Unità operative di Otorinolaringoiatria di Venezia e Mestre, quest’ultima diretta dal primario facente funzioni Francesco Nicastro, supportato dall’équipe audiologica composta dai dottori Paolo Tomasi e Vanella Masiero.
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